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15/12/09

Presentata a Copenaghen una ruota




- Presentata a Copenaghen una ruota elettrica-ibrida per biciclette, realizzata dal Massachussets Institute of Technology (MIT) in collaborazione con Ducati Energia. Il progetto 'Copenaghen Green Wheel', cofinanziato dal Ministero dell'Ambiente italiano, e' finalizzato alla progettazione e realizzazione di un sistema innovativo che trasforma una tradizionale bicicletta in una bicicletta elettrica-ibrida, che consente di accumulare e sfruttare l'energia "passiva" della pedalata. A differenza delle ruote montate sulle comuni biciclette elettriche, la "Copenhagen Wheel" concentra tutti i componenti, incluse le batterie, il motore, i freni, l'elettronica di controllo e i sensori ambientali all'interno di un piccolo dispositivo posizionato nel mozzo della ruota posteriore della bicicletta: cio' significa che tutte le componenti tecniche necessarie al funzionamento del mezzo sono interamente concentrate all'interno della ruota, senza che vi sia alimentazione dall'esterno. In questo modo e' stato possibile realizzare una bicicletta ibrido-elettrica a pedalata assistita ad emissioni zero. La bicicletta e' dotata di sensori ambientali inseriti nella ruota ed alimentati direttamente tramite le batterie, che consentono di ottenere in tempo reale informazioni sull'inquinamento urbano, sul livello di traffico, sui tempi di percorrenza dei percorsi urbani utilizzati dagli utenti: le informazioni possono essere trasmesse alle autorita' cittadine e favorire pertanto le politiche per la gestione sostenibile del traffico urbano. Sul manubrio della bicicletta e' inoltre posizionato un dispositivo Smart-Phone che "comunica" via wireless con la ruota posteriore e dal quale il ciclista esegue tutte le funzioni di attivazione del mezzo, scegliendo tra le 7 modalita' in cui desidera "pedalare".

--------------> SARA' POSSIBILE ???????????????????????



SPERIAMO DI VEDERLA SULLE STRADE D'ITALIA . E KE ABBIA UN PREZZO ABORDABILE ..........

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11/12/09

Differenze tra Parkour e Free Running



 Differenze tra Parkour e Free Running

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Differenze tra Parkour e Free Running
Come promesso pubblico l'articolo su quelle che penso siano le principali differenze tra Parkour e Free Running.
Per prima cosa analizziamo l'aspetto filosofico delle due discipline: il parkour, come già descritto affondo nel post "cos'è il parkour", si basa sul tracciare un percorso con sicurezza, semplicità e velocità, in poche parole ricercando la massima efficienza ed economia dei movimenti, evitando tutti quei gesti atletici che rischiano di compromettere la fludità del percorso.
Il Free Running (i cui praticanti sono detti Free Runners) invece non si basa sulla necessità di tracciare un percorso ma bensì sull'idea di sfrutture le strutture presenti per effettuare massicce dosi di acrobazie (movimenti tipici del Free Running sono infatti i vari flip e gli avvitamenti) anche se questi penalizzano pesantamente l'efficienza e non portano alla creazione di un percorso definito,elementi che come già detto fanno parte del Parkour e non sono necessari nella pratica del Free Running. Quest'ultimo si rende quindi molto più gradevole anche all' osservazione da parte di un pubblico data la sua elevata spettacolarità.
Per concludere potremmo dire che il Parkour cerca di estrarre da un movimento la sua massima utilità mentre il Free Running cerca la massima espressione estetica, questa differenza porta quindi anche ad una conclusione diversa, infatti nel Parkour si cerca l'efficienza di un persorso mentre nel Free Running si cerca la massima spettacolarità delle proprie acrobazie.
Resta comunque necessario dire che le due discpline, derivando il Free Running dal Parkour, restano strettamente collegate, basta però riflettere sulle parole di David Belle fondatore del Parkour per dissipare ogni dubbio: "Come distinguere il Parkour da altro: Per capire cosa è il Parkour si deve pensare alla differenza che c'è tra quello che è utile e quello che non è utile in eventuali situazioni di emergenza. Solo allora potrai capire ciò che è Parkour e ciò che non lo è.".
Bene spero che adesso sia stata fatta un po' più di chiarezza sulle differenze tra queste due stupende discpline.
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SESSO E ZODIACO

Conosci la personalita' di
ogni segno zodiacale
per capire la sua

SENSUALITA'


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 Ecco la Pagina dei PIANETI 

del Nostro Sistema Solare 




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06/12/09

TRASFORMATI IN MASSA CRITICA

http://www.criticalmassmilano.it/
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20/11/09

Come pedalare in città



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Pedalare in città

pericoli in agguato

Casco, specchietto, luci di posizione: quando si pedala in città le misure minime di sicurezza spesso non vengono rispettate.

 La giustificazione più diffusa è la velocità, spesso lenta, con cui si procede; inoltre si cerca di attraversare solo piste ciclabili evitando le strade troppo affollate, e in caso di traffico intenso si sceglie il marciapiede, causando però l'ira dei pedoni. 

Comportamenti virtuosi, quindi. Ma, consultando il bollettino del Settore Mobilità e Sicurezza della Circolazione Stradale della Provincia di Milano, nel periodo 2003-2005, gli incidenti lesivi in cui sono state coinvolte biciclette sarebbero, sull'intero territorio della provincia, il 6,76% del totale.



Casco, specchietto, luci di posizione: quando si pedala in città le misure minime di sicurezza spesso non vengono rispettate. La giustificazione più diffusa è la velocità, spesso lenta, con cui si procede; inoltre si cerca di attraversare solo piste ciclabili evitando le strade troppo affollate, e in caso di traffico intenso si sceglie il marciapiede, causando però l'ira dei pedoni. Comportamenti virtuosi, quindi. Ma, consultando il bollettino del Settore Mobilità e Sicurezza della Circolazione Stradale della Provincia di Milano, nel periodo 2003-2005, gli incidenti lesivi in cui sono state coinvolte biciclette sarebbero, sull'intero territorio della provincia, il 6,76% del totale.

Le dinamiche degli incidenti non sono evidenziate in modo dettagliato, ma emerge un dato tanto allarmante quanto poco sorprendente: quasi una volta su due (ovvero nel 47% dei casi) i ciclisti coinvolti stavano procedendo regolarmente per la loro strada. Ci sono delle norme da seguire anche quando si pedala lentamente su una pista ciclabile. Prima di tutto il ciclista deve essere preparato, conoscere il codice della strada e avere un mezzo adeguato. è un aspetto sottovalutato, per cui è frequente vedere bici scadenti e poco affidabili.

Una buona bicicletta, scelta con qualcuno di cui fidarsi, può evitare qualche caduta. I caschi protettivi sono indispensabili e devono essere conformi. Le caratteristiche immancabili sono quattro: devono essere leggeri, facili da indossare e utilizzabili anche con gli occhiali; non devono limitare la capacità uditiva né quella visiva. La sicurezza può essere messa in pericolo dal buio, dalla scarsa visibiltà soprattutto negli incroci dove viene a mancare un punto luminoso laterale. è indispensabile che la bici sia dotata di un impianto di illuminazione autonomo e di rifrangenti correttamente montati. Per quanto riguarda le luci, ne esistono di tutti i tipi: dalla tradizionale dinamo, ai led che si possono attaccare alla ruota e formano un cerchio luminoso, fino a veri e propri faretti che illuminano il percorso. Esistono anche coppie di pedali che si illuminano quando si fa pressione col piede e che non necessitano di batteria. Ci sono infine cinture luminose applicabili sul corpo del cliclista in diverse posizioni, sulla schiena o sul petto, oppure strette intorno al braccio o alla gamba.

 Occorre fare attenzione anche alle nuove regole del Codice della Strada che puniscono con la sottrazione dei punti della patente anche i ciclisti che attraversano un incrocio con il semaforo rosso. Molte le polemiche su questa norma a partire dall'interrogativo sull'applicazione della stessa per chi è sprovvisto di patente.

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bike sharing


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Milanesi amanti della bicicletta unitevi!

Sarete felici di sapere che anche a Milano, dal 28 Novembre, prende il via il “bike sharing”.

Il bike sharing (traducibile come "condivisione della bicicletta", talvolta indicato come servizio di biciclette pubbliche) è uno degli strumenti di mobilità sostenibile a disposizione delle amministrazioni pubbliche che intendono aumentare l'utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici (autobus, tram e metropolitane), integrandoli tra loro (trasporto intermodale) e integrandoli dall'utilizzo delle biciclette condivise per i viaggi di prossimità dove il mezzo pubblico non arriva o non può arrivare. È quindi una possibile soluzione al problema dell'"ultimo chilometro", cioè quel tratto di percorso che separa la fermata del mezzo pubblico alla destinazione finale dell'utente.


Questa “novità”, già presente in diverse città italiane ed europea, mira a ridurre in modo considerevole alcuni dei peggiori problemi causati dalla congestione stradale, quali il traffico, l’inquinamento e il rumore.

I cittadini avranno a disposizione, per ora, 800 biciclette, dislocate in 65 stazioni vicino ai Bastioni, e, previa sottoscrizione di un abbonamento con durata, potranno usufruire di uno dei mezzi semplicemente utilizzando una tessera magnetica nominativa.

Le biciclette potranno essere prelevate da una delle stazioni, tutte in prossimità delle fermate di bus e tram, e restituite in un’altra qualsiasi, in modo da agevolarne l’interscambio, proprio come recita uno degli slogan visibili sui cartelloni pubblicitari sparsi per il centro: “Perché essere fedele ad una sola, quando puoi prenderle e lasciarle come ti pare?”

Nel frattempo il buonumore generale è tangibile anche dal numero di visite e sottoscrizioni al sito BikeMi (BiciclettaMi), già stato preso d’assalto dagli utenti.

Ma non è tutto oro ciò che luccica, infatti, il Comune di Milano non ha ancora provveduto ad istallare stazioni in altri punti d’interesse al di fuori del centro storico, promessa che dovrebbe essere mantenuta entro la fine dell’anno prossimo, come non è ancora stato risolto il problema della mancanza di adeguate piste ciclabili.

La voglia di pedalare dei milanesi non sarà fermata da questi “piccoli problemi”, infatti il beneficio atteso è di gran lunga superiore a questa serie di inconvenienti logistici in via di risoluzione.

Mi è capitato diverse volte di imbattermi in una vera e propria parata di ciclisti e skaters del giovedì sera: si tratta di “critical mass Milano bici + baci”, manifestazione che prende il via tutti i giovedì alle nove e mezzo da piazza G. Predielis e vi termina, dopo un giro di qualche chilometro, a mezzanotte. I ragazzi si propongono di liberare il centro dalle auto in modo creativo e coinvolgente, creando con il loro passaggio un evento a cui ognuno può partecipare liberamente, fare conoscenza, divertirsi o semplicemente, fare uno spensierato giro in bici!

E dulcis in fundo, come recita anche il famoso detto popolare: “Hai voluto la bicicletta? Pedala!”.
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Cruzbike Silvio: si pedala più comodi

Ha un nome curioso e particolare questa bicicletta che si guida da seduti-sdraiati e che arriva da oltreoceano. Cruzbike Silvio permette di prendere il meglio da una pedalata salutare senza danni collaterali sul fisico.





Cruzbike Silvio è apparsa a inizio mese sul web con una foto (qui sotto) e un video (qui sopra), come pezzo più unico che raro, un lavoro di ingegneria fine che lascia la possibilità di montare sul telaio componenti delle normali bici da strada, eliminando però tutti i problemi dovuti alla postura. Soprattutto per le persone già predisposte.



Problemi soprattutto al soprassella, ma anche alla schiena saranno elimintati. Almeno così promette il creatore di Cruzbike Sivlio che ha ipotizzato una seduta a 45 gradi inclinata rispetto al terreno con il peso del ciclista meglio distribuito alleviando lo stress.


Si promettono anche migliori performance in salita. Quel che è certo è che a bordo della Cruzbike Silvio, Maria Parker cercherà di battere un World Record in North Carolina pedalando per 12 ore di fila su un percorso di 20 miglia. La bici costa 2200 dollari.
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11/11/09

critical mass san diego july 09


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critical mass san diego july 09

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passeggiate sui rollerblade conquistano Parigi




La febbre del venerdì sera: Paris Roller

di Valentina Puja

Le passeggiate sui rollerblade conquistano Parigi

Rollerblade

Per gli appassionati dei rollerblade é diventato ormai un evento consolidato: ogni venerdì sera centinaia di pattinatori si ritrovano in place Raoul Dautry, davanti alla mitica torre di Montparnasse e, scoccate le h 22, danno il via alle passeggiate per la città. Le prime « randonnées » , letteralmente escursioni, come vengono definite dagli organizzatori, risalgono al lontano 1993, quando poco piu’ di una decina di affezionati ha cominciato ad andarsene a zonzo, pattinando sui marciapiedi della città.


Attraverso il fenomeno del passaparola, il numero dei partecipanti è cresciuto, fino ad arrivare, in soli due anni, a qualche centinaia; con il tempo anche le passeggiate si sono progressivamente strutturate e declinate seguendo percorsi sempre diversi. Il fenomeno ha cominciato cosi’ ad attirare folle di curiosi e anche qualche turista che ne ha approfittato per tirare fuori i pattini dalla valigia e lanciarsi in un tour inconsueto della capitale francese.

A partire dall’estate del ’97, superati i 500 partecipanti, le «randò» sono scese dai marciapiedi e hanno cominciato ad invadere le strade, ponendo però anche un problema di ordine pubblico. Da quel momento in poi sarebbe cominciato un lungo percorso di trattative con la prefettura e le autorità del Comune di Parigi; un iter concluso nel ‘98 con la costituzione dell’ associazione Paris Roller e la formalizzazione del movimento.

Le randò si sono oggi discostate dall'iniziale concetto di "escursioni selvagge" che, come la critical mass su due ruote, avevano l'obiettivo si auto - organizzare il proprio tempo libero, sfidando traffico, inquinamento e divieti di circolazione.

Nel ‘98 a Parigi è nato addirittura il primo corpo al mondo di poliziotti su roller, creato, malgrado le scelte di autogestione degli organizzatori, proprio per gestire le manifestazioni del venerdì sera e poter vigilare sull’ordine pubblico. Le escursioni vengono ora concordate precedentemente con la polizia e promosse attraverso il sito www.paris-roller.com .

Nel frattempo il fenomeno si è allargato a dismisura, arrivando a contare fino a 15.000 persone, un numero che rappresenta in assoluto la passeggiata su pattini più numerosa di tutto il globo. I percorsi sono lunghi circa 30 km, durano tre ore e si svolgono ogni venerdì sera, eccetto i giorni di pioggia e le condizioni di asfalto bagnato. Chiunque può partecipare, ma ci sono delle regole stabilite, sia per non disturbare troppo la circolazione, sia per garantire l'incolumità dei partecipanti.

L'obiettivo degli organizzatori è di continuare a pattinare per riprendersi spazi di libertà, promuovere socialità attraverso la creazione di feste spontanee e popolari, rimanendo al tempo stesso indipendenti da logiche commerciali e politiche.

Ritrovo : Venerdi h 22.00 place Raoul Dautry, zona Montparnasse (14° arrondissement)

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E' stata rimossa la bici bianca



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E' stata rimossa la bici bianca
che ricordava Eva
Nel giorno in cui i ciclisti romani commemorano alle 19,30 con una fiaccolata Eva, la ciclista originaria della Repubblica ceca travolta da un taxi, i vigili urbani hanno fatto rimuovere dal palo 17 dei Fori imperiali la bicicletta bianca che ricordava la sua morte. Un semplice cartello ricorda la ragazza: "Qui è stata investita e uccisa Eva che andava in bicicletta"
di Cecilia Gentile

EvaD'ora in poi si comincerà sempre dal palo 27. La Critical Mass, la pedalata dei ciclisti urbani che l'ultimo venerdì del mese si snoda per le vie di Roma, da stasera alle 19.30, partirà dal punto in cui Eva, 28 anni, è stata travolta e uccisa mentre tornava a casa dal lavoro in bicicletta. Il palo 27 dell'Acea, su via dei Fori Imperiali, sostiturà piazzale Ostiense, da dove, fino adesso, è partita la Critical Mass. E ogni venerdì di novembre, i ciclisti romani si ritroveranno lì per rendere omaggio ad Eva.

Da una settimana, da quando nella notte tra il 29 e il 30 ottobre Eva è stata investita, associazioni e cittadini cercano di sapere la dinamica dell'incidente. Aspettano che il primo gruppo dei vigili, comandato da Cesarino > Caioni, dia loro qualche informazione. Ma su questa morte è sceso il silenzio. Il comandante ed il suo gruppo, invece, sono stati molto tempestivi nel chiamare due ciclisti della ciclofficina di via Baccina per > far loro rimuovere una bicicletta bianca, appesa sopra il palo 27 per ricordare Eva. I due ragazzi sono stati identificati. Ma la bici è rimasta, anche se a quota pedone. Accanto un cartello recita: "Qui è stata investita > e uccisa Eva che andava in bicicletta".

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Una fiaccolata ai Fori Imperiali per Eva



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Una fiaccolata ai Fori Imperiali per Eva
ciclista travolta e uccisa da un taxi
Una bici bianca «fantasma» collocata dagli amici
nel punto in cui la ragazza è stata investita
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ROMA - « Una persona è stata uccisa qui. Si chiamava Eva, aveva 28 anni, e andava in bicicletta. Mentre tornava dal lavoro è stata travolta da un'automobile. Amava vivere a Roma ma spesso si è sentita in pericolo in mezzo al traffico». Inizia così il volantino che gli amici di Eva Bohdalova, la giovane ciclista ceca travolta ed uccisa una settimana fa da un taxi mentre percorreva proprio la via che costeggia il Colosseo, hanno preparato per la fiaccola in suo ricordo di venerdì alle 19.30. da quando si è diffusa la notizia il popolo dei ciclisti della capitale si è attivato sulla rete con un tam tam capillare. Gà ieri sera dopo una riunione straordinaria alla Ciclofficina di via Baccina gli amici hanno deciso di collare una bicicletta bianca, una bici fantasma nel punto in cui Eva è stata travolta dal taxi. Da questa mattina è iniziato un pellegrinaggio di passanti e amici che lasciano fiori. E per la fiaccolata è stato preparato uno striscione bianco con una scritta in rosso: «Roma: città della mortalità sostenibile». Alla fiaccolatata ha aderito anche Legambiente.


Un foto di Eva Bohdalova, messa in rete dagli amici
CICLABILE PER EVA - Tra le proposte lanciate in queste ore attraverso un tam tam che sulla reteha coinvolto il popolo dei ciclisti della capitale, l'attivazione di uan pista ciclabile per Eva, «una pista ciclabile circolare che parta dai Fori imperiali e ritorni passando per piazza Venezia congiungendosi con la pista del circo Massimo». Molti ciclo-internauti segnalano che esiste una legge regionale che stabilisce l'obbligo di provvedere ad attivare piste ciclabili in occasione della costruzione di nuove strade o della risistemazione di quelle già esistenti, a patto che siano larghe a sufficienza.Anche il Corriere.it si era occupato della necessità di una ciclabile sui Fori Imperiali, strada ad alta pericolosità, dove le biciclete possono girare tranquille solo la domenica quando la strada è chiusa al traffico.

CRITICAL MASS - Sabato 7 novembre la critical mass di Napoli (la pedalata collettiva autoconvocata che si svolge in molte città del mondo) sarà dedicata ad Eva. Si sta pensando di spostare la partenza della critical mass mensile di Roma proprio da via dei Fori Imperiali: prossimo appuntamento il 27 novembre. Ma già venerdì 13 novembre i ciclisti si ritroveranno ai Fori Imperiali: l'intenzione è riunirsi ogni venerdì per tenere vivo il ricordo e l'attenzione.

STRAGE DI CICLISTI - Che la sicurezza dei ciclisti nelle città italiane sia un'emergenza lo dimostrano le cifre. Ogni giorno sulle strade italiane un ciclista perde la vita e 40 devono fare ricorso alle cure del pronto soccorso o degli ospedali. I dati sono quelli di un’inchiesta pubblicata su Il Centauro nel maggio scorso, l’organo ufficiale dell’Asaps, l’associazione sostenitori amici della polizia stradale. Nel 2007 (ultimi dati Istat disponibili) si sono verificati in Italia 15.713 incidenti con coinvolti dei velocipedi, nei quali hanno perso la vita 352 ciclisti (249 conducenti e 3 trasportati), mentre 14.535 sono rimasti feriti. Rispetto al 2005 la mortalità è aumentata dell’11%, i feriti del 16,5%: la percentuale dei ciclisti fra le vittime della strada è passata dal 5,3% del 2004 al 6,9% nel 2007, quella dei feriti è passata dal 3,7 al 4,5%. Il rischio di mortalità, calcolando come valore medio 1, per i velocipedi è 2,18, il più alto in assoluto, più del doppio rispetto al valore base: per le autovetture il tasso di mortalità è infatti pari a 0,78, per i camion è 0,67, per i pullman 0,48, per i ciclomotori 1,06. Più alto quello per i motociclisti, pari a 1,96.



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Movimento Lento Ciclabile Senigallia




Da anni in molte città ci sono gruppi di persone, di estrazione sociale e politica diversa che scendono in strada inforcando il proprio mezzo preferito per reclamare strade e spazi a misura di bici, anzi d’umanità, gridando che l’automobile non è l’unico mezzo di trasporto, ma soltanto il più dannoso. dal Movimento Lento Ciclabile Senigallia

Tutto questo prende il nome di critical mass. Lascia a casa la macchina, se ami la città, se vuoi viverci e transitarla senza il rischio di subire incidenti; se vuoi respirare un’aria salubre, senza correre il rischio di ammalarti di bronchite, asma o cancro; se vuoi farti del bene (l’attività fisica aiuta a controllare l’ipertensione, il diabete, il colesterolo, l’ansia…); se vuoi incontrare persone, fare amicizie…





Se credi che sia civile e democratico rispettare chi non ha alternative o crede sia meglio andare a piedi o in bicicletta, in una città come Senigallia che lo permette ampiamente. Unisciti a noi e reclama più spazio, più democrazia, più sicurezza, per un futuro migliore per noi e per i nostri figli.

http://www.mlcs.splinder.com .
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Alla città mancano le piste ciclabili


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Pedalare in questa maniera è bello. Facile, persino. La strada ti scorre sotto le ruote che è un piacere, ci si sposta da un punto all'altro della città in scioltezza e rapidità, senza la preoccupazione di essere "arrotati" da automobili e camion. E Milano è bellissima.

Alla città mancano le piste ciclabili? I ciclisti milanesi se le costruiscono da soli, virtualmente, appropriandosi della strada che, a ben guardare, non è ad uso e consumo dei mezzi a quattro ruote. Come recita il codice all'articolo 1, si definisce strada "l'area ad uso pubblico destinata alla circolazione dei pedoni, dei veicoli e degli animali". È questa l'essenza della critical mass, espressione anglosassone che, tradotta alla lettera, significa nè più nè meno massa critica. Ciclisti che si ritrovano insieme, per ribadire un concetto di per sè banale: la strada è di tutti. Un assunto acclarato, salvo che poi le differenze di dimensione e di velocità creano non poche difficoltà alla convivenza di "veicoli" di diverse specie. Ma se si è in tanti, se si raggiunge una "massa critica" sufficiente, il discorso cambia.

Sono le dieci e mezza passate di sera dell'ultimo giovedì di ottobre. Il cielo è coperto e fa freddo. In piazza Duomo ci sono solo coppiette e qualche capannello di extracomunitari: la maggior parte delle persone è a casa al caldo, divisa tra Don Matteo e il Dr House. Magari stanno guardando Santoro, che puntava tutto sul caso Marrazzo. Per non parlare del turno infrasettimanale di campionato: l'Inter gioca contro il Palermo.

Nonostante il freddo, da qualche minuto si è radunato un curioso gruppetto di persone in piazza dei Mercanti: giovani, meno giovani, ragazze, coppiette, qualche accento spagnolo, qualche accento inglese. Tutti, con l'eccezione di alcuni pattinatori, hanno in comune il fatto di essere a cavallo di una due ruote. Qualcuno ha un campanaccio, un altro luci speciali, uno ha addirittura una radio che spara a musica a tutto volume. Molti hanno una targhetta attaccata alla bicicletta: un talloncino di cartone plastificato con la scritta "no oil".

Con la mia bicicletta, mi aggrego al gruppo, pur standomene in disparte. Senza un preavviso, a un certo punto si parte. Casualmente, come deve essere, visto che la critical mass non è una manifestazione organizzata, non è strutturata, non ha portavoce, capi, nè uno straccio di percorso, o di regole scritte. Solo, è inquietante quella macchina dei vigili urbani che tallona il cordone e che, forse, rovina la spontaneità dell'iniziativa. E mentre passiamo rasente piazza Duomo, si vede anche un cordone di vigili urbani a difesa dell'accesso in galleria, in assetto da guerriglia. Pazienza.

Proseguiamo. Il cordone dei ciclisti imbocca corso Vittorio Emanuele, piazza san Babila e poi, con decisione, sfocia in corso Venezia e infine, dopo avere svoltato a sinistra, sui Bastioni di porta Venezia. Ora arriva il bello, la prova di forza tra la bicicletta e l'automobile. Ci impadroniamo dell'intera carreggiata e proseguiamo al nostro passo, lasciando che gli automobilisti stiano in coda, impossibilitati a sorpassare. È un piacere viaggiare così, è persino terapeutico, se si pensa allo smog, alla paura, alla bile che si accumulano alla mattina quando si sceglie caparbiamente la bicicletta per raggiungere il posto di lavoro. Ma questa sera il ciclista non è un animale strano, un indiano confinato nella riserva. La biciradio manda a tutto volume successi trash degli anni Ottanta ma, a sorpresa, anche Uprising ("rivolta"), l'ultimo singolo dei Muse, dall'album The resistance (La resistenza). Proprio a proposito.

Quando passiamo agli incroci, qualche critical massist (si dice così?) esperto si mette con la bicicletta davanti all'automobile, impedendole di passare, e permettendo al cordone di scivolare in tutta tranquillità, anche con il semaforo rosso. Apriti cielo! L'automobilista si butta sul clacson, protesta, gli sembra di vivere in un mondo al contrario. Anche i motociclisti tentano il sorpasso, ma vengono beffardamente stoppati da quattro-cinque ciclisti.

Ognuno interpreta la serata come preferisce. C'è chi la prende come una scampagnata, chi come una testimonianza di resistenza civica, chi come una protesta. I più aggressivi se la prendono con malcapitati automobiilsti e motorizzati. Poco male, quando arriveranno a casa la sera avranno qualcosa da raccontare e su cui riflettere: una città che si interroga su che futuro dare alla sperimentazione dell'ecopass, dovrebbe riflettere anche su quanto gioverebbe una politica di sostegno delle due ruote come mezzo di trasporto.

Il cordone si snoda verso zona Porta Garibaldi. «Quest'estate – spiega un ciclista – abbiamo inaugurato il tunnel di Porta nuova». Quello stesso tunnel oggi è off limits (l'accesso è espressamente vietato) per ciclisti e pedoni, costretti a gimkane e percorsi a ostacoli nel dedalo di cantieri della zona. Si prosegue: corso Sempione, via XX Settembre (dove le piste ciclabili ci sono, anche se infestate da macchine in parcheggio), via Boccaccio. Infine, si ritorna alla base. La critical mass si scioglie, ognuno ritorna a casa propria. E torna ad essere improvvisamente una bestia strana, sola, insicura, circondata da ostilità.



COME FUNZIONA

Movimento. La critical mass è un raduno di bici che, sfruttando la forza del numero (massa), invadono le strade. Se la massa è sufficiente (critica), il traffico non ciclistico viene bloccato anche su strade di grande comunicazione. Il termine pare sia stato coniato dal cicloriparatore e progettista George Bliss, osservando i ciclisti cinesi. In Cina, che ormai non è più il paradiso della bici, può capitare che i ciclisti non riescano ad attraversare un incrocio privo di semaforo per colpa del traffico automobilistico. Solo quando si ammassa un sufficiente numero di ciclisti (massa critica), le bici riescono ad interrompere il traffico ed a passare.

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10/11/09

AGONISMO IN BICI


L'ULTIMA VOLTA CHE HO VISTO
PASSARE UNA GARA
DI CICLISMO AGONISTICO
LI HO SALUTATI COSI'
CIAOOOOOOOOO
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